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04.03.2010 - Regionali Lazio: ecco cosa potrebbe essere successo, almeno secondo


NOMI, TELEFONATE E CORRENTI. ECCO COSA C’E’ DIETRO LA BUFERA CHE HA TROVOLTO LA POLVERINI
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di Michelle Barracuda ( www.loccidentale.it )
Nessun complotto dei berluscones contro la Polverini, candidata scelta da Fini. Nessuna svista o pausa panino da parte di chi doveva consegnare le liste in tempo. Nelle righe che seguono vi spieghiamo cosa è accaduto a Roma nei giorni scorsi. Il problema è Piccolo. Nel senso di Samuele Piccolo, ex An, consigliere comunale nemmeno trentenne, un perfetto sconosciuto a livello nazionale ma che a Roma smuove decine di migliaia di voti, con tanto di corrente, adepti e a capo di una organizzazione capillare da far paura.
Piccolo, visto il vasto seguito, aspirava ad un posto in consiglio regionale. Un "desiderio" che avrebbe però sottratto voti agli altri candidati e per questo mal vista da mezzo partito. Se ci si aggiunge che tra Piccolo e Alemanno non corre buon sangue, la tesi si fa ancora più credibile.
Sarebbero stati due suoi scagnozzi, presenti sabato al Tribunale di Roma, ad accorgersi che Alfredo Milioni, il delegato del Pdl alla consegna delle liste, avrebbe cancellato all’ultimo minuto il suo nome, o sarebbe stato sul punto di farlo. Questo non è ancora chiaro. Un motivo che ai due fedelissimi di Samuele Piccolo sarà sembrato sufficiente per scatenare il parapiglia e sollecitare l’intervento dei rappresentati di lista dei radicali. “Per uccidere un gattino hanno usato tritolo e dinamite” è il claim che si rincorre tra militanti, candidati e addetti ai lavori. Per capire il motivo dello scoppio di questa bomba è necessario spiegare però cosa accade solitamente all’interno dei partiti nei giorni e nelle ore che anticipano la consegna delle liste. In pratica succede di tutto: trattative, pressioni, minacce, giri vorticosi di telefonate. Una volta decisa la lista con i nomi dei candidati si parte per il Tribunale. Molte volte capita che quella lista spesso venga cambiata all’ultimo momento per togliere un nome scomodo o inserirne un altro. Il presidio dei fedelissimi di Piccolo in tribunale era lì proprio per evitare lo sgambetto dell’ultimo minuto.
E così, negli ambienti romani del Pdl, si fanno sempre più insistenti le voci di una telefonata arrivata all’ultimo minuto ad Alfredo Milioni per togliere alcuni candidati che non dovevano stare in lista, tra i quali appunto Piccolo, ed inserire, a quanto si mormora nell’entourage della Polverini, Pietro di Paolo, consigliere uscente e marito della deputata romana Barbara Saltamartini, come capolista. “Pronto, Alfredo? Devi togliere Piccolo, De Lillo e Paolozzi e mettere Di Paolo capolista”, questo verosimilmente il colloquio durato pochi secondi tra Milioni e un capo partito. Milioni avrebbe quindi eseguito gli ordini di scuderia. Ma chi ha fatto la telefonata? Chi è stato a dare l’input finale a questo sessantenne ex socialista, ex forzista e oggi presidente di un municipio romano che da anni si occupa di presentare le liste di Forza Italia? “Milioni prende ordine solo dai suoi”, tagliava corto ieri un dirigente ex An interrogato durante l’inizio della maratona oratoria organizzata in una piazza al centro di Roma. Due i nomi che girano nella galassia pidiellina: dall’altro capo del telefono dicono che ci fosse o Gianni Sammarco, deputato, coordinatore romano del Pdl, ma soprattutto cognato di Cesare Previti o Alfredo Pallone, europarlamentare e vice coordinatore regionale del Lazio. Ma i sospetti (che per ora, tali restano) gravitano tutti su Sammarco. Nel frattempo però i due hanno smentito presunte telefonate. Anche Sammarco e Pallone, così come Piccolo, sono una vera potenza a Roma e provincia. Loro ordinano e i soldatini eseguono. E appunto, secondo i gossip romani, da uno di loro due potrebbe essere partito l’ordine e Milioni, fedele pedina, avrebbe eseguito. A far saltare il tavolo, gli uomini di Piccolo, gente di periferia con i quali non si scherza e che il gotha del Pdl romano non aveva proprio calcolato. Perché i sospetti ricadono su Gianni Sammarco? Per due motivi. E’ stato l’unico a difendere apertamente Milioni. Gli altri del suo partito o se ne sono lavati le mani o lo hanno pesantemente aggredito. Un dirigente molto addentrato nelle vicende del Pdl romano ha spiegato a l’Occidentale un retroscena verosimile: “Milioni non è un fesso, lo conosciamo tutti qui nel partito, se ha sbagliato è perché è stato indotto all’errore e per questo ha chiesto al suo partito di essere messo al riparo dal linciaggio. E chi è quel dirigente pronto a difendere uno indifendibile? Secondo me solo uno costretto. Del resto, in politica la solidarietà non si esprime mai casualmente”.
E poi c’è un altro indizio: da due giorni Sammarco è descritto dagli uomini del suo entourage come nervoso, teso, cupo. Oltre la soglia. Lo si è visto arrivare di mattina presto, lui che mattiniero non è, e passa molte delle sue serate a via Veneto, al comitato della Polverini per leggere avidamente i giornali avvolto nella sua consueta nuvola di fumo. "Ieri al Comitato faceva un caldo pazzesco e lui tanta la fretta di leggere i giornali, non si è nemmeno tolto la giacca”, hanno raccontato alcuni presenti. “Questo di togliere un nome per metterne un altro all’ultimo minuto è un trucco che avviene regolarmente”, spiega un eletto al Comune di Roma nelle file del Pdl, “ma di solito l’imbroglio avviene dentro il taxi in modo che al momento dell’arrivo in tribunale nessuno si accorga di nulla. Se le voci che corrono sono vere, i vertici locali hanno commesso un enorme peccato di presunzione. Hanno azzardato troppo, volendo fare non un cambiamento, ma addirittura quattro modifiche, per di più inserendo un nuovo capolista a pochi minuti dalla scadenza del termine. Roba da dilettanti”.
Ora si apre un nuovo scenario. Decine di candidati, che hanno già sborsato centinaia di migliaia di euro, sono terrorizzati dall’idea di rimanere senza la candidatura e quindi fuori dai giri che contano. Alcuni di loro sarebbero eventualmente piazzati come assessori alla regione qualora la Polverini vincesse. Altri nominati al Comune di Roma nella giunta di Alemanno. Qualche poltrona dovrà saltare per forza. Nel mirino, secondo indiscrezioni, ci sarebbe quella alle politiche abitative di Alfredo Antoniozzi, ex forzista, il quale, oltre ad avere uno degli assessorati più importanti di Roma è anche eurodeputato. Sarà per questo che Antoniozzi è stato visto in questi giorni aggirarsi tra Campidoglio e comitato della Polverini più nervoso che mai. Il suo posto traballa.
In tempi di crisi il doppio incarico è un lusso che nessuno può permettersi. Tutti dovranno stringere la cinghia e sperare nel frattempo che i ricorsi vengano accettati.
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FENOMENOLOGIA DI SAMUELE PICCOLO
Dietro le 13 mila preferenze di Piccolo i limiti del Pdl?

di Francesco Volpi

Se davvero fosse confermata l’ipotesi che gira da giorni, quella di un presunto coinvolgimento del supervotato consigliere comunale Samuele Piccolo e dei suoi uomini nel pasticciaccio delle liste – come scritto nei giorni scorsi dal quotidiano on line l’Occidentale – ebbene, se questi scenari fossero veri, ecco non farebbero che confermare la tesi di una guerra fratricida all’interno del partito.

Una guerra che però ha deflagrato in maniera eccessiva. In attesa di conferme abbiamo cercato di capire chi sia Samuele Piccolo, classe 81, consigliere capitolino con delega alle periferie. Non guardate la faccia da bravo ragazzo stile prima comunione ed il diploma da perito commerciale che appaiono sul suo sito. Dietro Piccolo c’è molto di più: un strategia politica ben precisa diretta a carpire il consenso popolare.
Il suo cursus honorum è stato rapido ed incisivo. Proveniente dalle periferie del Municipio VIII ha saputo scalare la gerarchia istituzionale romana a suon di preferenze. Oltre 13.000 quelle raccolte nelle ultime elezioni amministrative: un piatto fumante su cui tutti hanno dovuto, loro malgrado, gettarsi con l’acquolina in bocca, Alemanno in primis. Sin dalla sua elezione il sindaco ha dovuto necessariamente confrontarsi con questo 30enne proveniente dall’ala cattolica di An dalle simpatie nemmeno troppo nascoste nei confronti dell’Opus Dei. Con il sindaco è rapporto di odio e amore. Più odio che amore secondo alcuni. Delle scintille se ne accorsero tutti quando il primo cittadino decise di sollevarlo dall’incarico di Delegato alla Sicurezza a seguito della polemica scatenata sulla gestione Ama.

Pare che Piccolo non perdonò al numero uno del Campidoglio di non avere preso in considerazione nessuno dei suoi uomini per i vertici della municipalizzata della nettezza urbana e chiese pubblicamente di fare chiarezza sulla gestione contabile aziendale. Un mazzata tremenda che solo chi può vantare un certo peso politico può permettersi di dare. Samuele, con tutti quei voti alle spalle, il peso politico lo ha. Fece le sue rimostranze facendo valere la forza del consenso popolare attorno al suo nome. Alemanno recepì e rimediò: delega allo sviluppo economico delle periferie a lui e delega alla sicurezza per il suo fedelissimo Giorgio Ciardi. Nel nuovo ruolo ha fatto poco o niente, salvo pubblicizzare a gran voce la presentazione di un piano per il recupero delle zone più disagiate cui però non sono seguiti proposte o atti concreti. I rapporti con i compagni di banco piddiellini sono sempre stati caratterizzati da eccessiva cordialità, forse troppa e per questo sospetta. Gli alleati non si fidano di lui.

Piccolo non sarà il massimo dell’attivismo sul territorio, ma sa come portare i romani dalla sua parte. “In fin dei conti anche questo è un merito”, ha ammesso un consigliere comunale che lo conosce bene. La sua è una campagna elettorale perenne, progettata ed eseguita grazie al lavoro certosino dell’entourage, da molti definito come una sorta di gigantesco call center. Sembra che interi quartieri siano chiamati al telefono per promuovere l’immagine del consigliere, renderlo protagonista di ogni decisione, firmatario di ogni provvedimento, anche a discapito dei colleghi di entrambi gli schieramenti. I più maligni raccontano che però non abbia alcun rapporto diretto col territorio. Sul suo conto gira questa storia, tutta da verificare sia chiaro, ma che se confermata spiegherebbe molte cose. Quando qualche cittadino chiama la sua segreteria, risponderebbe un segretario lesto a passare “l’onorevole”. Dall’altra parte della cornetta chi parla spacciandosi per Piccolo non sarebbe lui, ma un altro collaboratore.

Ripetiamo, sono solo voci di corridoio ma che girano con insistenza. Se vero sarebbe il massimo del machiavellismo in salsa romana, una pratica alla quale sembra particolarmente devoto, soprattutto nel corso delle tornate elettorali, durante le quali manderebbe i suoi fedelissimi nei seggi a ricoprire la funzione di rappresentati di lista lautamente rimborsati. Ci si chiede per quale motivo un personaggio proveniente da una famiglia tutt’altro che indigente spenda risorse ed energie per mandare avanti un gioco dal quale il ritorno economico non è dei migliori: i consiglieri comunali guadagnano meno di 2000 euro al mese. Qualcuno paventa che il disegno di fondo sia di dare alla dinastia Piccolo un ruolo politico di primo piano ed una funzione in questo senso avrebbe il fratello di Samuele, Massimiliano, considerato il vero e proprio dominus dell’intera vicenda. Pedine piazzate al posto giusto, continua promozione della propria immagine e tanti voti hanno fatto di questo ragazzo di periferia un’arma a doppio taglio nelle mani del Pdl romano.

Non stupirebbe dunque se Samuele Piccolo, con il suo entourage, sarebbe stato in grado di pregiudicare probabilmente del tutto la corsa della Polverini alle regionali. Ma su che cosa sia realmente accaduto sabato al tribunale lo sanno solo i presenti. Ad ogni modo emerge come un partito organizzato non proprio bene più che guardare i fatti abbia abnegato tutto sull’altare dei numeri.

5 commenti:

  1. una volta si diceva: fatta la legge trovato l'inganno

    ora: fatto l'inganno col decreto legge.



    un civitavecchiese senza + parole

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  2. con il Decreto Legge "salva liste" abbiamo finalmente ufficializzato con tanto di firma del Presidente della Repubblica un'antica regola italiana che è:

    LA LEGGE PER GLI AMICI SI INTERPRETA E PER GLI ALTRI SI APPLICA.

    W L'ITALIA !

    Ale

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  3. Caro Presidente della Repubblica Italiana,

    mi è appena stata recapitata a casa una multa scaduta e aumentata del 30% perchè non l'ho pagata entro i termini previsti dalla legge (il 1° marzo 2008 entro le 12:00), può apporre una firma affinchè non paghi la mora e possibilmente anche la multa??

    Referentissimi saluti

    Luca M.

    P.S.: anch'io sono (un elettore) del Pdl.

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  4. hahahah grande Luca

    man in black

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  5. VERGOGNOSO!!!!!!
    COMUNQUE SI SAPEVA CHE ERA COSI', LE TELECAMERE DI SKY HANNO RIPRESO MILIONI MENTRE CAMBIAVA LE LISTE.

    ADDIO PDL, ADDIO CENTRODESTRA, MASSA DI PRESUNTUOSI E ARROGANTI.

    MASSIMO M.

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