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Intervista a Storace: a tu per tu con il candidato sindaco di Roma


di Antonio Cacace.
ROMA – A due mesi dalle amministrative di Roma Capitale abbiamo realizzato un’intervista a tutto tondo con Francesco Storace, segretario de La Destra, vice presidente del Consiglio regionale del Lazio e candidato a sindaco di Roma. Un intervento dove si fa un quadro a 360° sullo stato attuale della città eterna, un bilancio di quello che è stato e non è stato fatto negli ultimi anni di governo della città. Ma non solo elezioni, Storace parla anche della riunificazione della destra (o di parte di essa) e dell’insolita alleanza con Fini e Alemanno.
Storace, uomo politico coerente, gode di una nutrita esperienza fatta di incarichi di governo e militanza politica pluriennale. Romano doc, ha pratica di Campidoglio e di come si amministrano gli enti locali; ha guidato la Regione Lazio, fa politica da sempre, è stato ministro, parlamentare, conosce gli uomini e il “sistema Roma”. In poche parole è in grado di mettere in campo esperienza e competenza al servizio di una città complicata come Roma.
D) – Lei si è già candidato a sindaco di Roma, in alternativa ad Alemanno quando fu lui a vincere le comunali, oggi è vice presidente del Consiglio regionale, perché proporre nuovamente la sua candidatura in contrapposizione agli altri candidati che a vario titolo orbitano oggi nel centrodestra come Meloni, Bertolaso e Marchini, per non parlare poi delle candidature a destra di Di Stefano, Iorio e via discorrendo?
R) - Ho avanzato per primo la mia candidatura alle primarie del centrodestra il giorno dopo quello in cui Giorgia Meloni annunciò che non si sarebbe candidata per la gravidanza. Pur di non fare le primarie, si è scelto di offrire un balletto indegno di Roma sulle candidature: da Rita Dalla Chiesa a Pivetti a Fabio Rampelli, Meloni sì, Meloni no. La mia proposta è rimasta in campo, non per un personalismo ma perché credo di avere le capacità di governare Roma.
D) – Tutto questo fiorire di candidature nel centrodestra, non pensa che finiscano per creare confusione e avvantaggiare il M5S o il PD, rischiando di far diventare una “mission impossible” il secondo turno del ballottaggio? E’ disposto a rischiare così tanto?
R) - Il ballottaggio appare una chimera, vista la frantumazione dello schieramento di centrodestra. Ma siamo in 4 a candidarci. Io ho offerto non so più quante volte la mia disponibilità a ritirarmi e a correre in appoggio a Giorgia Meloni. Ma le ho chiesto di assumere una iniziativa politica che non è mai arrivata, le ho chiesto se i nostri voti erano graditi e non ho mai avuto risposta. Le ho chiesto di ottenere il ritiro e l’appoggio di tutti e di scrivere insieme il programma. Silenzio. Se si fanno appelli all’unità, questi devono essere seguiti da fatti politici concreti sennò, ed è il nostro caso, restano chiacchiere da bar.
D) – Secondo molti Roma si presenta oggi come una città ingovernabile: corruzione, cartelli politici/imprenditoriali, sicurezza, traffico, decoro urbano, finanza e problematiche varie che sono sotto gli occhi di tutti. Da quali di queste emergenze inizierebbe? E perchè lei pensa di essere in grado di risolverle a differenza degli altri candidati in lizza al Campidoglio?
R) - Il primo passaggio è quello di dotare Roma dei poteri della Regione. Senza i quali i processi di governo del territorio rischiano di essere solo chimere. L’elenco delle priorità di cui occuparsi è lungo tanto da farlo assomigliare alla lista della spesa. La sicurezza è un tema fondamentale: chiusura dei campi rom, strade illuminate, fine dei furti di rame e dei roghi tossici. I trasporti con la necessità di finire la metro C e di fare almeno il prolungamento Rebibbia-Casal Monastero. La pulizia e il decoro delle strade. L’urbanistica che deve tornare ad essere elemento centrale nello sviluppo. Il commercio e il turismo. Io posso dire di aver già governato realtà complesse come la Regione e il Ministero della Sanità. E di averlo fatto bene. A Roma e ai romani offro l’esperienza e la sicurezza. Tutti gli altri candidati non hanno mai amministrato nemmeno un condominio e pensiamo di dare loro in mano le chiavi della città sulla base di qualche slogan?
D) – Il fenomeno grillino, dopo uno stop, oggi continua a crescere a livello nazionale e in tutte le città dove non governa. A Roma il Movimento 5 Stelle vola nei sondaggi ed è ormai una realtà politica consolidata tanto che la sua affermazione viene data quasi per scontata. Secondo lei è solo voto di protesta o c’è dell’altro? E soprattutto, i pentastellati sarebbero in grado di andare oltre la protesta e governare con le loro giovani età, l’inesperienza e armati solo della sbandierata “onestà” una città imponente e da molti soprannominata “mafia capitale”?
R) - Temo il governo 5Stelle a Roma perché sarebbe un non governo, perché hanno già detto “no” a tutto, Stadio della Roma, Metro C, Olimpiadi. Urlano “onestà” e, poi, come si vede, sono facili alle seduzioni del potere. Ma l’onestà – e io, a differenza loro, sono col “marchio certificato” dai processi: sono onesto – è un prerequisito che, purtroppo, è assurto al ruolo di attore protagonista. Ma è lo sfondo: conta saper governare, conta avere un’idea di come sviluppare la città. Abbiamo già visto con Marino cosa significa un paragrillino in Campidoglio: la follia applicata alla politica e una città che si ribella. Marino era un grillino del pd e per questo venne scelto e poi politicamente ammazzato dal Pd. Con i 5 Stelle rischiamo la fuga definitiva degli investitori da Roma e il crollo definitivo della città.
D) – Uno dei siti internet più cliccati della capitale è “Roma fa schifo”, dove viene denunciato lo stato di abbandono e decadenza urbana della città più importante del nostro paese, sito che nacque proprio durante la giunta Alemanno. Personalmente non pensiamo che Roma faccia schifo ma che lo stato in cui versa la “Capitale del mondo” da alcuni anni a questa parte, vuoi per l’incompetenza dei passati amministratori locali che per motivi contingenti, è indecente sotto molti profili. Lei, da uomo di governo (nazionale e regionale), da leader politico e da romano cosa ha fatto per impedire che la capitale affondasse? E perché oggi chiede il voto ai romani?
R) - Le scelte politiche che ho fatto nel corso del tempo mi hanno portato a stare nei banchi dell’opposizione, più che del Governo. Quando ho governato il Lazio, ho lasciato a Roma quattro ospedali (S. Andrea, Tor Vergata, Istituto Tumori e Centro Paraplegici), il finanziamento del 12.5% alla metro C e la scelta di farla con le tecnologie moderne; la gratuità sui mezzi pubblici per gli over 70. E dall’opposizione ho condotto battaglie durissime contro l’Amministrazione Alemanno, mentre il Pd ci si accordava di notte. Così come le conduco contro l’Amministrazione Zingaretti in Regione. Chiedo il voto ai romani perché so di poter far meglio di tutti gli altri.
D) – Parlando dei 5 anni della giunta Alemanno che sensazione avverte: nostalgia, rammarico, occasione perduta o …?
R) - Alemanno non è stato certamente fortunato: tagli ai bilanci, problemi ereditati che esplodevano uno dopo l’altro, campagne di stampa forsennate. È stata un’occasione perduta.
D) – Qualcosa di buono ci sarà pure negli ultimi due sindaci, Alemanno e Marino. Cosa secondo lei può essere giudicato positivo?
R) - Per Marino il fatto che sia stato cacciato a metà strada. Questa è l’unica cosa positiva. Per Alemanno posso elencare la metro B1, l’avvio dei cantieri della metro C, l’apertura del nuovo tunnel della tangenziale est.
D) – La sua candidatura a sindaco di Roma è incondizionata e a prescindere da quello che succederà in campagna elettorale o è comunque ancora disposto ad un eventuale passo indietro in caso si possa convergere verso un’unica candidatura di centrodestra? E a che condizioni?
R) - Come ho già detto, mi sono dichiarato disponibile a farmi da parte per appoggiare Giorgia Meloni a patto che i miei voti siano richiesti e voluti, che lei, prendendo un’iniziativa politica, ottenga il ritiro degli altri e ci convochi per scrivere il programma insieme. Altrimenti, resto in campo.
D) – Anche se si dovesse convergere su nomi come Bertolaso e Marchini?
R) - L’unità vale per tutti.
D) – Pensa che lei e La Destra potreste sostenere la Meloni?
R) - Non ho ancora capito se lei lo vuole.
D) – Ha avviato sondaggi? Se sì cosa emerge ad oggi?
R) - L’unica cosa chiara è che i sondaggi sono sempre meno affidabili. Una volta bastavano 1200 telefonate per avere 800 risposte utili al sondaggio, oggi ne occorrono 5mila. E per di più fra le risposte utili, metà non sa nemmeno se andrà a votare. Altro che margine di errore del 3%!
D) – Si vocifera che tra i maggiori sostenitori della sua candidatura a sindaco di Roma ci sono i “nemici” (o gli ex nemici) e camerati (o ex camerati) di sempre Gianfranco Fini e Gianni Alemanno, quanta verità esiste in queste voci? In sostanza, dopo tutto quello che è successo in passato, su cosa si baserebbe questa insolita e rinnovata alleanza?
R) - Con Alemanno ho fatto una manifestazione insieme la scorsa settimana a Orvieto. C’è poco da vociferare. Per Fini non lo sento da molto e tutto è dovuto al fatto che in un paio di interviste, alla domanda su “chi voterebbe fra” Fini ha risposto che darebbe il suo voto a me, vista l’esperienza. Gianfranco Fini è un libero cittadino che vota. Ci mancherebbe solo che avesse detto Giachetti!
D) – Grandi manovre ad Orvieto per tentare di riunificare la destra italiana. Forte l’intesa tra La Destra e l’associazione “Azione Nazionale”, pensa che si possa andare oltre e coinvolgere nella riunificazione altre forze dell’area che posseggono ancora un elettorato attivo? Ci sono già dei tavoli avanzati con altre forze e quali?
R) - L’obiettivo è quello di dare voce a una grande destra. Stiamo lavorando per giungere a una costituente unitaria. Vedremo.
D) – Pensa che con Fratelli D’Italia si possa ricucire lo strappo politico e tentare di riaprire perlomeno un dialogo di coalizione?
R) - Per dialogare occorre essere almeno un due. Se io parlo ma dall’altro lato c’è solo silenzio e rancori acidi, beh, che dialogo vuole che ci sia? Magari ci fosse…
D) – Può nascere da Roma e da queste elezioni una nuova destra?
R) - Nel Paese c’è bisogno di Destra. Se possa rinascere a Roma e da Roma non posso dirlo.
D) – In bocca a lupo per tutto e grazie per il tempo che ci ha dedicato.
R) – Grazie a voi.
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