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Dal Mediterraneo all’Africa: il Piano Mattei cos'è e perché rilancia l’Italia

Giorgia Meloni ha fatto del Piano Mattei il simbolo della nuova politica estera italiana. Ma di cosa si tratta davvero e perché può cambiare i rapporti tra Europa e Africa?

(foto: Aibi.it)

Da qualche mese non si fa che parlare del Piano Mattei. Il Governo italiano lo ha messo al centro della sua azione internazionale, Giorgia Meloni lo cita spesso come un progetto “bandiera” e perfino a Bruxelles c’è molta attenzione. Ma di cosa si tratta, perché porta il nome di Enrico Mattei e, soprattutto, quali conseguenze potrebbe avere per gli italiani.

Il nuovo mondo in blocchi

La guerra in Ucraina ha ridisegnato la geopolitica. Da una parte il blocco occidentale, dall’altra Russia e Cina che stringono i rapporti e si presentano come alternativa all’Europa e agli Stati Uniti. Anche le mosse americane, con nuovi dazi e politiche protezionistiche, hanno reso più evidente questa spaccatura. In mezzo c’è l’Europa, che rischia di rimanere schiacciata e isolata.

In questo contesto, il continente africano non è più visto come un problema, ma come la grande occasione: risorse, popolazione giovane, voglia di sviluppo. Se c’è un luogo dove l’Europa può trovare nuove energie e nuovi mercati, quel luogo è proprio l’Africa.

Perché si chiama così

Il nome rimanda a Enrico Mattei, il fondatore dell’ENI. Negli anni ’50 cambiò radicalmente il modo di fare affari con i Paesi produttori di petrolio e gas, offrendo condizioni più eque e costruendo rapporti che andavano oltre il semplice sfruttamento delle risorse. Non a caso fu molto amato da molti governi africani.

Riprendere oggi il suo nome significa dire: vogliamo un rapporto paritario con l’Africa, non una nuova forma di colonialismo.

In cosa consiste il Piano

Non è un progetto unico, ma una strategia ampia e trasversale: investimenti in energia, infrastrutture, agricoltura, acqua, istruzione, sanità. Tutto con un principio di fondo: niente assistenzialismo, ma collaborazione reciproca.

L’idea è che Italia ed Europa mettano sul piatto competenze, tecnologie, fondi, e che dall’altra parte i Paesi africani possano crescere, creare lavoro, fermare le fughe di cervelli e le partenze disperate verso il Mediterraneo.

Gli obiettivi 

Gli obiettivi sono tre: energia, sviluppo e migrazioni. Per l’Italia significa garantirsi fonti sicure e diversificate, riducendo la dipendenza dalla Russia. Per l’Africa significa infrastrutture, formazione, crescita. Sul fronte migratorio, invece, si punta a ridurre le partenze irregolari creando opportunità reali nei Paesi d’origine.

Il Piano è stato lanciato ufficialmente nel Vertice Italia–Africa di Roma, a gennaio dello scorso anno, con oltre quaranta Paesi africani presenti. Da lì è partita la Cabina di regia a Palazzo Chigi, che coordina i ministeri e i soggetti coinvolti.

L’Italia capofila in Europa 

Per una volta, l’Italia non si è limitata a inseguire l’Europa, ma ha preso l’iniziativa. Con il Piano Mattei si è presentata come capofila nei rapporti con l’Africa, ma anche come interlocutore privilegiato per l’America Latina e i Paesi del Golfo.

Non è un caso che a Bruxelles abbiano guardato con interesse a questa strategia: l’Europa può crescere solo se guarda al Mediterraneo e oltre.

Chi lo appoggia e chi no

Il Governo è compatto nel sostenerlo e anche diversi leader europei ne hanno riconosciuto l’importanza. Molti Paesi africani hanno accolto con favore l’idea di rapporti più equilibrati.

Non mancano, però, le critiche. Alcune forze politiche di opposizione ritengono che il Piano sia troppo vago e che non disponga delle risorse necessarie. Alcune Ong, invece, lo guardano con diffidenza. Parlano di "vecchie logiche con un vestito nuovo",  pensano che possa diventare un mezzo per subordinare la cooperazione al tema migratorio. Obiezioni legittime che non cancellano la portata strategica dell’iniziativa.

Perché ci riguarda

Il Piano Mattei non è un tema da addetti ai lavori ma un progetto che può toccare la vita quotidiana di ognuno di noi. Significa avere bollette energetiche più stabili, più sicurezza nei flussi migratori, nuove opportunità di lavoro per le nostre imprese. Significa anche un’Italia che non si limita a guardare, ma che guida una strategia europea in un momento storico di trasformazioni radicali.

L’intuizione di Giorgia Meloni

In un mondo di nuovi muri e vecchie divisioni, Giorgia Meloni ha colto un punto: il futuro dell’Europa passa dal Mediterraneo. Qui si giocano energia, commercio, migrazioni, sicurezza. Qui si incontrano Europa, Africa e Medio Oriente. Con il Piano Mattei, l’Italia prova a diventare protagonista, non più spettatrice.

È un progetto ambizioso, certo. Servono risorse, tempo e diplomazia. Ma è anche la strada che può dare all’Europa nuove energie e all’Africa un’occasione di riscatto. Ed è la prova che l’Italia, se vuole, sa indicare la rotta.

Un futuro da costruire

Il Piano Mattei non è una bacchetta magica e non produrrà risultati dall’oggi al domani. Ma se l’Italia saprà mantenere la rotta, se riuscirà a trasformare il progetto in accordi e fatti concreti, allora davvero Mattei non sarà soltanto un nome legato alla storia industriale, ma una visione attuale capace di restituire alla nostra nazione un ruolo da protagonista. Ora incrociamo le dita.


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