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Elezioni Lazio. Con Parisi in campo CasaPound punta al 10% dei voti


Habemus candidatum. Ebbene sì, dopo tanto cincischiare, dopo i veti incrociati e le lotte fratricide, il centrodestra ha finalmente trovato la sua unità nell’ex candidato sindaco del comune di Milano, Stefano Parisi. Sarà lui, al costo di una manciata di seggi blindati in Parlamento, il candidato alla presidenza della Regione Lazio di tutta la coalizione unita. L’uomo che avrà il delicato compito di condurre Forza Italia, Fratelli D’Italia e Lega ad una sconfitta dignitosa senza disturbare chi sta correndo per la poltrona di governatore. Parisi, quindi, dopo aver perso clamorosamente a Milano contro il sindaco Sala (dove anche i sondaggi gli andavano contro perché lo davano per favorito) si sta dimostrando l’uomo giusto nelle elezioni a perdere per buona pace di Zingaretti e Lombardi. Ma anche di Mauro Antonini candidato di CasaPound e di Sergio Pirozzi, sindaco simbolo del sisma del Centro Italia e  leader della lista civica "Lo Scarpone". Il primo è, ormai, l’unico candidato in campo a rappresentare un partito di destra che sta, giustamente, gongolando perché gli è stata messa a disposizione un'intera elezione per tentare di catalizzare il voto d'area, il secondo, il sindaco di Amatrice,  potrebbe invece - in questa corsa a cinque - accaparrarsi il voto di protesta contro gli apparti di partito e gli inciuci di palazzo. Una frammentazione del voto che rischia di mettere in seria difficoltà la "poco favorita" coalizione di centrodestra e di lasciare fuori dal Palazzo non pochi candidati al consiglio regionale. Staremo a vedere.

Intanto, il top manager di società private e di Palazzo Chigi, il socialista e liberale, il leader del partito(?) Energie per l'Italia si è dimostrato il candidato buono per tutte le stagioni e, da ieri, pure per tutte le regioni. Potrebbe rivelarsi anche l’asso nella manica di Berlusconi, Salvini Meloni se dal 5 marzo il centrodestra riuscirà, grazie al “buon lavoro” prodotto dalla sua trasferta nel Lazio, a rinnovare buona parte della propria classe dirigente laziale.  

Antonio Cacace.

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