Elezioni Emilia Romagna: il centrodestra non vince grazie al suo candidato presidente.
Il dado finalmente è tratto, il voto è ufficiale ed ha messo il punto su una campagna elettorale lunga (troppo lunga) ed a tratti fuori dagli schemi e dal suo contesto.
Bene, anzi bravo Stefano Bonaccini per la sua vittoria personale, ottenuta quasi in solitaria e senza la presenza dei partiti della sua coalizione, considerati (PD in testa) ingombranti e tutt'altro che un valore aggiunto. Con il netto 51,6% ha saputo riconfermarsi nella sua carica di presidente e respingere l'assalto di Matteo Salvini; frutto anche - gli va riconosciuto - del lavoro fatto nel suo primo mandato conclusosi ieri.
Bene il Partito Democratico che si conferma la prima forza della regione e guadagna consensi, in termini assoluti, rispetto alle precedenti elezioni del 2014. Dati sconcertanti invece per i grillini che scompaiono dai satelliti regionali. Il Movimento 5 Stelle becca solo il 3,48% dei consensi, schiacciato dal voto degli elettori che hanno premiato le 2 coalizioni di centrodestra e centrosinistra e scelto il bipolarismo.
Salvini ed il centrodestra hanno perso la grande sfida di queste regionali e l'occasione per dare la spallata al Governo Conte. Il voto in Emilia Romagna, caricato di significato nazionale dallo stesso leader della Lega, non ha dato i risultati sperati ed ha tradito le velleità di vittoria della vigilia; il 43,63%, se pur il migliore risultato di sempre in questo territorio, rappresenta uno stacco considerevole sui rivali di centrosinistra. Il divario, poi, si allarga ancora di più se confrontiamo i voti accumulati dai due candidati principali, dove Bonaccini ha raccolto più della sua coalizione mentre la sfidante ne ha presi meno. Segno che è stato scelto un candidato troppo leggero rispetto al presidente uscente. Lucia Borgonzoni, alla prova dei fatti, s'è dimostrata una combattente ma dal curriculum amministrativo debole e poco appropriato alla carica ambita. Nel complesso, per quello che ho potuto vedere, è stata una campagna elettorale troppo incentrata sul "Capitano", dove s'è parlato molto dei temi nazionali e troppo poco ai cittadini emiliano-romagnoli. Un mix (candidato + propaganda + Sardine - 5 Stelle) che non ha permesso di conquistare l'ultima roccaforte rossa che, per la prima volta, era espugnabile e alla portata. Serviva, secondo me, la candidatura una prima linea della Lega (un big) ben riconoscibile da tutto l'elettorato. Peccato per l'occasione sprecata!
Comunque, bene anche la Lega che, nella difficile Emilia Romagna, conferma i numeri delle nazionali (31,95%) e si piazza saldamente al secondo posto, subito dopo il PD. Bene (anzi benissimo) Fratelli D'Italia che qui raddoppia i suoi voti (8,59%) rispetto alle europee di qualche mese fa e li quadruplica rispetto alle regionali del 2014, Forza Italia tracolla sotto un misero 2,56% (a differenza della Calabria dove prende oltre il 12%). Non pervenute la lista del Presidente (1,73%), Cambiamo (0,29%) e Giovani per l'ambiente (0,28%).
Dopo ieri si evidenzia ancora di più la fiducia che gli italiani stanno riversando sulla compagine di centrodestra, che aumenta il suo vantaggio sul centrosinistra nel numero di regioni governate. Con la vittoria di Jole Santelli in Calabria, il centrodestra guida 14 Regioni contro le 6 del centrosinistra.
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