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Sugar Tax e Plastic Tax pericolose per la salute delle aziende


La sugar tax e la plastic tax, nate con questo governo con l'intento - almeno dichiarato - di ridurre il consumo di bevande zuccherate e l'utilizzo della plastica, stanno causando un forte malcontento tra le aziende che producono ed utilizzano questi prodotti perchè accusati di causare un aumento considerevole dei costi e un rischio eccessivo per le piccole e medie imprese della tradizione italiana in caso di crisi e di incertezze economiche. E chi può se ne va, come la Coca Cola.

10 centesimi al litro sulle bibite zuccherate vuol dire un aggravio di costi del 10%, poi c'è la tassa sulla plastica che appesantisce ancora di più i costi di produzione delle bibite analcoliche, segmento già in difficoltà da anni. Inoltre, le imprese del settore si sentono discriminate  e nel mirino del Governo giallorosso perchè colpite pesantemente da due tasse e perchè la tassa sullo zucchero non è stata estesa a tutti i prodotti che lo contengono: come le merendine, i dolci ecc. 

Introdurre una tassa sulla plastica, senza inserire regole restrittive sull'utilizzo di questo materiale (vedi imballaggi, contenitori, prodotti di consumo ecc.), serve serve solo a creare nuove entrate per lo Stato e ad aumentare la pressione fiscale sulle imprese con nuove tasse e balzelli. L'utilizzo ed il consumo della plastica sarà pressochè invariato. La stessa cosa vale per lo zucchero, in questo caso non si capisce perchè il Governo abbia scelto di tassare solo chi lo utilizza nelle bibite e non chi lo utilizza negli alimenti. Come se una bibita gassata potesse fare male più di una merendina, tra l'altro, quest'ultima, viene consumata in quantità maggiore da bambini ed adolescenti e spesso è la prima causa di obesità tra i nostri ragazzi. In nazioni come la Francia (e per popoli come i francesi), solo per fare esempio, questi aspetti non sarebbero rimasti marginali e non degni di considerazione.

Nel frattempo i grossi gruppi e le multinazionali che possono lasciano l'Italia, come la Coca Cola che ha deciso di chiudere l'impianto di Catania e di trasferirsi in Albania dove «esiste già la flat tax al 15%, mentre qui da noi le imposte superano ormai il 60%», ha affermato Luca Busi, amministratore delegato di Sibeg, imbottigliatori della Coca Cola in Italia. E a rischio ci sono 151 posti di lavoro. 

Queste politiche fiscali, basate sulla pressione fiscale, non facilitano la crescita e rischiano di causare un'ulteriore contrazione delle attività produttive e la perdita di posti di lavoro. Una misura potenzialmente dannosa per l'economia nazionale e per i conti dello Stato. 

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