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Il quarto inverno nelle casette di Amatrice


E' il quarto inverno per le donne, gli uomini, gli anziani ed i bambini di Amatrice, Accumuli e Arquata del Tronto e delle terre distrutte dal sisma del centro Italia ma, per molti versi, è come se fosse il primo giorno dopo l'emergenza. Sì, perchè nulla o poco è stato fatto da quelle terribili scosse del 24 agosto 2016, quando molte famiglie (interi paesi) videro sbriciolare la loro vita insieme alle loro case. 

Da allora nessuna gru è stata utilizzata per ricostruire e gran parte delle macerie stanno ancora lì, da quasi quattro anni, a fare bella mostra di sè e della sconsolante inefficienza delle istituzioni italiane. 

Niente ricostruzione, quindi, nonostante le promesse, le tante passerelle e le pacche sulle spalle di politici, amministratori e presunti tali. Da ben tre anni e mezzo gli abitanti di queste terre si trovano ancora in "esilio" al mare o sfollati nelle casette di legno, costruite per l'emergenza e dimostratesi sin da subito inadeguate ad affrontare la neve delle montagne e le rigide temperate dell'inverno.

"Non ne possiamo più, così ci costringete ad abbandonare le nostre terre" è il grido disperato di chi è ridotto a vivere in soluzioni abitative troppo piccole, piene di muffa, fredde e con le condotte perennemente ghiacciate. Per questi nostri connazionali in difficoltà non ci sono sussidi, non c'è nessun fondo di solidarietà e non ci sono neanche cooperative e ong disposti ad aiutarli. Nè magnati con i loro giganteschi finanziamenti.

I vecchi governi hanno fatto poco e male, l'attuale non sta facendo nulla e neanche sembra intenzionato ad occuparsene. Intanto gli anni passano e sentiremo ancora parlare di accoglienza, nuovi sbarchi e di immigrati. Quello che forse non ci faranno sentire sono le urla (scomode) di questa gente che non ne può più e vorrebbe solo tornare alla propria vita.

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