Coronavirus, il telelavoro per ridurre il contagio
Smart working e telelavoro: l’Italia tra le ultime in Europa.
Lo smart working ed il telelavoro, nelle regioni del nord coinvolte dall’emergenza coronavirus, potrebbe fare da test per un intervento che faccia decollare la formula in tutt'Italia in maniera strutturale, nelle imprese private come nella pubblica amministrazione.
In realtà, in alcune grandi aziende private e in diverse multinazionali presenti nel nostro Paese, "il lavoro agile" è in parte già presente da alcuni anni, nel settore pubblico invece è fermo a qualche prova generale e a qualche circolare ministeriale che "tenta di obbligate" i dirigenti (quasi tutti restii) a promuovere il lavoro fuori dall'ufficio e a produrre un numero minimo di adesioni per salvare le apparenze. Il covid-19 sta spingendo il Ministero della Pubblica Amministrazione a diffondere lo strumento del lavoro flessibile, anche tra i dipendenti pubblici, partendo proprio dal decreto per l’emergenza che da la possibilità ai lavoratori delle sei regioni coinvolte (Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Veneto e Liguria), di lavorare in modalità smart working per contrastare la diffusione del contagio. Questa nuova emergenza virale ha fatto riscoprire il lavoro agile, che potrebbe rivelarsi a soluzione utile ed efficace anche fuori dall'emergenza ed in maniera strutturale.
La speranza ora è che questa fase di emergenza e crisi possa diventare un'occasione per comprendere meglio queste forme di flessibilità lavorativa. La tecnologia e l'informatizzazione li rendono, ormai, facilmente praticabili, come dimostrato dalle tante aziende che in questi giorni hanno chiesto ai loro dipendenti di lavorare da casa. Perchè rinunciarvi e perchè non stare al passo con i tempi?
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