La notizia della piĆ¹ grossa violazione della privacy sta facendo tremare mezzo mondo. Si chiama Pegasus, come il cavallo alato della mitologia greca, ed ĆØ un software spia, prodotto da un'azienda israeliana, che sarebbe stato usato per spiare capi di stato, politici, giornalisti e per controllare attivisti ed oppositori.
Secondo l'ong Forbidden Stories, Amnesty International e le testate giornalistiche che hanno diffuso la notizia, con Pegasus sarebbero stati sorvegliati oltre 50mila utenze telefoniche di giornalisti, politici, sindacalisti, figure religiose, avvocati, manager e persino di 13 capi di Stato (anche europei). Secondo fonti giornalistiche, il software sarebbe giĆ stato usato da molti governi (piĆ¹ o meno democratici) per tenere sotto controllo chiunque potesse rappresentare una minaccia o un pericolo per la sicurezza nazionale. Ma non solo per questo.
Pegasus, dal costo di ben 8 milioni di euro, ĆØ in grado di raccogliere (ed introdurre) messaggi di testo, foto, video, intercettare le telefonate, geolocalizzare l'utente, attivarne microfono e telecamera e copiare le password. Una volta hackerato il telefono di un utente ignaro, se ne prende il controllo, si possono tracciare i movimenti della persona e prenderne la posizione in tempo reale.
Nato per combattere il crimine organizzato ed il terrorismo, puĆ² diventare un'arma letale e conferire, a chi lo possiede, un potere smisurato, in grado anche di destabilizzare uno Stato o neutralizzare e perseguire concorrenti e nemici (chiunque essi siano). Un settore, quello dei software spia, molto delicato e pericoloso che non puĆ² essere lasciato al libero arbitrio. Servono regole precise ed universali per evitare il "far west" ed ogni tipo di abuso o di utilizzo improprio.
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