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19 anni fa la strage di Nassiriya. Coltivare la memoria per non dimenticare.

«L'anniversario della strage di Nassiriya, come accade ogni anno, rinnova il dolore di una ferita mai rimarginata, una sofferenza, però, sempre accompagnata da un grande orgoglio per l'eroico sacrificio di mio padre che, come i suoi commilitoni caduti nello stesso eccidio, era consapevole del pericolo che correva, ma non si è sottratto all'esercizio del dovere fino in fondo, fino all'estremo sacrificio.

A volte, quando lo sconforto prende il sopravvento, mi chiedo il perché di quanto accaduto e perché proprio a me. Ma poi penso a mio padre e a tutti gli altri caduti all'estero nella lotta al terrorismo e so che rifarebbero le stesse scelte, perché soltanto facendo bene il proprio dovere e servendo con fedeltà lo Stato, potremo donare un mondo e una società migliori ai nostri figli. I caduti a Nassiriya, così come tutti coloro che hanno immolato la vita alla Patria, possono essere definiti eroi. Eroi di oggi. Eroi che sono padri, figli e mariti con le loro fragilità e paure, ma che non si lasciano mai sopraffare da esse, onorando, quotidianamente, il giuramento prestato alla Repubblica».

Con queste parole pronunciate da Marco, figlio del vicebrigadiere dei Carabinieri Domenico Intravaia, quest'anno voglio ricordare la strage del 12 novembre 2003 ed il sacrificio dei nostri connazionali impegnati, a vario titolo, in una spedizione di peacekeeping per la missione "Antica Babilonia".

In quella mattina a Nassiriya, nel sud dell’Iraq, un boato spezzò  la vita all’interno della base italiana. Nell’attentato persero la vita 19 italiani: 12 erano carabinieri, 5 militari dell’esercito e 2 civili (un regista ed un cooperatore internazionale).

Alle ore 10.40, ora locale (le 08.40 in Italia), di quel tragico 12 novembre, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti alla base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri, provocando l’esplosione del deposito munizioni  e la morte di diverse persone tra Carabinieri, militari e civili.

Il tentativo di un Carabiniere, di guardia all’ingresso della base “Maestrale”, di fermare con il fucile in dotazione gli attentatori suicidi riuscì, tant’è che il camion non esplose all’interno della caserma, ma sul cancello di entrata, in caso contrario la strage sarebbe stata di ben più ampie dimensioni.

I primi soccorsi furono prestati dagli stessi Carabinieri, dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo.

Mi piacerebbe che ognuno di noi li ricordasse a proprio modo, anche in silenzio. Vorrei che ognuno di noi, non dimenticasse i nostri uomini caduti in terra straniera per servire la nostra Patria!

AC, La Voce del Patriota 12 novembre 2022 (leggi la fonte)

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