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Al 2 giugno niente "Decima". Gli incursori del Comsubin depositano 10 rose per i loro Eroi.

«E' vietato gridare “Decima!” durante la grande sfilata per la Festa della Repubblica». L'ordine viene impartito agli incursori del Comsubin (Comando Subacquei ed Incursori), il reparto speciale della Marina Militare, per evitare che il grido di battaglia, nella solenne parata del 2 giugno, potesse riaccendere le polemiche dello scorso anno ed essere collegato alla propaganda del generale Roberto Vannacci, impegnato con la Lega nella campagna elettorale per le elezioni europee. 

Di fatto i militari della Marina ubbidiscono all'ordine, fanno il presentat arm davanti al palco d'onore con le alte cariche dello Stato e restano in silenzio, poi danno sfogo alla loro protesta: dalle mani degli incursori che marciano cadono 10 rose rosse, proprio davanti all’Altare della Patria. Un gesto simbolico per rimarcare la tradizione che li contraddistingue e per omaggiare i propri eroi caduti per la Patria. Il grido (Decima!) - fanno sapere in qualche modo dal Comsubin - è un motto storico e non politico, è stato sempre fatto con qualsiasi governo al potere.


Su questo tradizionale grido, anche lo scorso anno, infatti, si consumò una forte polemica tra maggioranza e opposizione perché l’urlo della parola "Decima!", risuonato forte e chiaro ai Fori imperiali, scatenò l’esultanza del Presidente del Senato Ignazio La Russa e l'opposizione di sinistra non perse occasione per strumentalizzare il gesto e bollare il grido come fascista. In realtà, come quasi tutti sanno, la Decima flottiglia MAS (sigla derivante dall’utilizzo del “Motoscafo Armato Silurante”) è precedente, nasce come unità speciale della Regia marina italiana per poi dividersi in due, con una parte che dopo la resa dell’Italia agli Alleati passò con la Repubblica sociale italiana creatasi a Salò e l'altra che passò sotto il comando alleato (poi chiamato "Mariassalto").  Il “Decima!” del Goi (Gruppo operativo incursori) è in realtà un omaggio ai soldati che hanno servito le forze armate del Regno d’Italia dal 1939 al 1943 e precursori degli attuali incursori.

La rivolta silenziosa e composta di questi militari senza volto e senza nome, abituati a non piegarsi e fieri delle tante medaglie appuntate sul petto per le missioni pericolose in Italia e all'estero, va presa nella giusta considerazione e certamente non sottogamba. Vietare il grido è stata probabilmente una decisione presa per evitare le strumentali accuse di fascismo che la sinistra rivolge continuamente al Governo. Usare per questi scopi dei servitori dello Stato, mettendo in dubbio la loro appertenza e la fedeltà alle istituzioni democratiche verso le quali hanno giurato, lo trovo poco rispettoso e per nulla opportuno. Meglio lasciare questi "giochetti" all'interno del circo mediatico della politica e tener fuori chi è pronto a rischiare la propria vita per difendere la Patria e la libertà degli italiani.

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