Il ritorno di Cecilia Sala: un trionfo della diplomazia italiana e del governo Meloni
Il ritorno a casa di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta in Iran dal 19 dicembre 2024, rappresenta un successo diplomatico straordinario per il governo di Giorgia Meloni.
In un contesto internazionale molto difficile, segnato dalla complessità situazione del regime iraniano, la vicenda Sala emerge come un’operazione rara, se non unica, per la rapidità e il risultato.
Molto importante è stato il fattore tempo perché queste vicende vanno risolte nell’immediato per evitare che si ingarbuglino e diventino un lungo stillicidio con pedine di scambio e contropartite. La liberazione, infatti, è stata possibile proprio perché è avvenuta in tempi rapidi; una tempistica che appare eccezionale se paragonata ai numerosi cittadini occidentali che sono ancora trattenuti nelle carceri iraniane, come quella dove era Cecilia, tristemente nota come “l’università ” per l’alto numero di studenti e dissidenti incarcerati. Tra quelli che ricordiamo, perché noti alle cronache, ci sono Olivier Vandecasteele, cittadino belga, liberato dopo 455 giorni di prigionia; Nazanin Zaghari-Ratcliffe, britannica-iraniana, detenuta per sei anni prima del rilascio; Morad Tahbaz, ambientalista anglo-americano, ancora detenuto in Iran.
Questi casi dimostrano quanto sia complesso e lungo il processo di negoziazione con gli apparati di Teheran. Eppure il governo Meloni, perennemente accusato dalle opposizione di disinteresse verso i diritti umani, ha dimostrato una capacità straordinaria di tutelare i propri connazionali, sfidando con successo un sistema di potere opaco e repressivo.
Il risultato ottenuto dal governo ha costretto molti esponenti della sinistra a rivedere i propri giudizi.
Personaggi come Corrado Augias, Matteo Renzi, Nicola Fratoianni e Michele Santoro, che avevano polemizzato contro la visita di Giorgia Meloni in Florida da Donald Trump e accusato l’esecutivo di incapacità diplomatica, hanno dovuto fare i conti con un’evidenza inconfutabile: la capacità di agire rapidamente e con decisione per proteggere gli interessi nazionali. Anche Giovanni Floris, tra i più critici nel dibattito pubblico, non ha potuto evitare di riconoscere il valore dell’operazione.
Il caso di Cecilia Sala non è isolato. Il governo Meloni ha inanellato una serie di successi diplomatici che dimostrano la nuova centralità dell’Italia sulla scena internazionale. Ricordiamo Patrick Zaki, lo studente egiziano liberato dopo una lunga battaglia giudiziaria, Alessia Piperno, giovane romana rilasciata dopo settimane di detenzione in Iran, Chico Forti, finalmente rimpatriato dopo oltre vent’anni di carcere negli Stati Uniti. Questi risultati confermano che l’Italia è tornata a essere una nazione credibile, affidabile e capace di dialogare da pari a pari con gli interlocutori internazionali, compresi quelli più difficili.
Una vicenda che offre lo spunto per una lezione importante: essere una nazione forte e rispettata sul piano internazionale non è solo una questione di prestigio, ma produce benefici concreti per tutti gli italiani.
Un’Italia autorevole è un’Italia che può attrarre investimenti, favorire lo sviluppo economico e garantire una maggiore sicurezza ai propri cittadini, ovunque essi si trovino.
Il governo Meloni ha dimostrato che, con una visione chiara e un’efficace strategia diplomatica, è possibile trasformare l’Italia in un protagonista della scena internazionale. Una sfida che, come dimostrato dal caso Sala, può davvero fare la differenza per il sistema Paese e per il futuro degli italiani.
AC, La Voce del Patriota 9 gennaio 2025 (leggi la fonte)
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