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Elon Musk, Donald Trump e la doppia morale della democrazia a senso unico

fonte foto: Digitalinside.pt

Da quando Elon Musk ha dichiarato il suo appoggio a Donald Trump durante le ultime elezioni americane, i riflettori dei media si sono accesi su di lui con una ferocia inedita. Quello che fino a poco tempo prima era un genio dell’innovazione, capace di cambiare il mondo con Tesla e SpaceX, è stato improvvisamente trasformato in un personaggio controverso e quasi pericoloso. La stampa progressista, che lo ha osannato per anni, ha cambiato idea e ora lo considera una minaccia alla democrazia. Il motivo? Ha scelto di sostenere un candidato che non rientra nei canoni dell’élite liberal.

La narrativa mediatica è chiara: quando un magnate come Musk appoggia Biden o i Democratici, è un esempio di responsabilità civica; quando invece sostiene Trump o la destra, diventa un simbolo di arroganza oligarchica. Il paradosso è evidente se si confronta con il silenzio assordante che ha accompagnato il supporto dichiarato dei giganti della Silicon Valley – Zuckerberg, Bezos, Page, Brin – ai Democratici. Questi colossi della tecnologia, da Meta a Google, hanno apertamente sostenuto la sinistra americana e il presidente Joe Biden senza subire strali e la minima critica. Al contrario, sono stati salutati come filantropi e difensori della libertà e della democrazia. Nessuno si è indignato quando le loro piattaforme censuravano contenuti scomodi alla narrativa dominante, chiudendo account di destra o zittendo critiche verso l’ideologia woke, il politicamente corretto o la teoria gender.

Basti pensare a Twitter, che nel gennaio 2021 ha sospeso l’account di Donald Trump mentre era ancora presidente in carica. Una decisione senza precedenti, presa con la giustificazione di prevenire rischi per la sicurezza, ma che è stata accolta con un sorprendente silenzio dagli stessi osservatori che oggi si scandalizzano per ogni mossa di Musk, diventato proprietario della piattaforma. Allora, nessuno si è chiesto se fosse democratico mettere a tacere un leader eletto e lasciar “cinguettare” l’opposizione. La censura è tollerabile solo quando colpisce gli avversari politici?

La questione non è solo americana. Anche in Europa il doppiopesismo mediatico è evidente. Giorgia Meloni, l’unica leader europea invitata da Trump, è stata aspramente criticata da costoro per questa scelta. Una colpa imperdonabile, a quanto pare, per chi cerca di mantenere rapporti diplomatici con gli Stati Uniti. Ma se fosse stata Kamala Harris, o qualsiasi esponente Democratico, a invitare il premier italiano, le reazioni sarebbero state le stesse? Dubito fortemente! Da quando si dice no agli USA, soprattutto quando l’invito arriva da esponenti graditi alla sinistra?

Musk, che per anni è stato una figura ammirata anche dai progressisti, è diventato una sorta di nemico pubblico da quando ha deciso di appoggiare Trump. Eppure, lo stesso Musk andava benissimo quando le sue idee si allineavano con i valori progressisti. La libera opinione è accettabile solo quando è conforme a una precisa ideologia? Sembra proprio di sì, a giudicare dal livore con cui viene attaccato oggi. Questa doppia morale non solo mortifica il dibattito democratico, ma mette in discussione la stessa credibilità dei media che pretendono di difendere la libertà di pensiero.

E qui arriviamo al nodo centrale della questione. I media progressisti accusano Musk, Trump e Meloni di essere pericolosi per la democrazia, ma ignorano o giustificano qualsiasi azione quando provene dalla propria parte politica. La grazia preventiva concessa da Biden ai suoi parenti non merita un titolo in prima pagina? Le censure sistematiche delle piattaforme social contro la destra non sono un attacco alla libertà d’espressione? La democrazia è democrazia sempre o è tale solo quando a vincere è la sinistra?

Queste contraddizioni vanno evidenziate e discusse e non insabbiate. Perché la vera democrazia non è quella che silenzia le opinioni scomode, ma quella che le accetta, le affronta e le rispetta, anche quando provengono da Elon Musk, da Donald Trump o da chiunque osi sfidare il “pensiero unico”.

AC, La Voce del Patriota 24 gennaio 2025 (leggi la fonte)


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