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Hammerbande, la “banda del martello”: il volto estremo dell’Antifa e il nodo della violenza politica

Un fenomeno circoscritto, ma utile a capire una deriva dell’estremismo di sinistra che in Europa sceglie lo scontro fisico come linguaggio politico.


Nel dibattito sulla sicurezza europea è comparso un elemento che ha attirato l’attenzione: gli Stati Uniti hanno inserito la rete tedesca Antifa Ost, conosciuta anche come Hammerbande, nella lista delle organizzazioni terroristiche. Un fatto limitato, che non cambia gli equilibri del continente ma offre uno spunto per capire come una parte dell’estremismo di sinistra stia scegliendo la violenza come metodo di azione politica.

La Hammerbande nasce e agisce soprattutto nell’est della Germania, in regioni come Sassonia e Turingia. Il nome stesso è significativo: Hammerbande in tedesco significa “banda del martello”, un riferimento diretto all’utilizzo del martello in alcune aggressioni attribuite al gruppo. Tra il 2018 e il 2023, secondo quanto riportato dalle cronache tedesche, alcune persone vicine a quest’area avrebbero organizzato attacchi contro militanti di destra, pianificati in modo clandestino e con volti coperti per non essere riconosciuti. Nel 2023, un processo a Dresda ha portato a condanne per aggressioni e appartenenza a un’organizzazione criminale. Episodi certamente circoscritti, ma reali. Esistenti.

La decisione americana di inserirla tra le organizzazioni terroristiche si basa soprattutto sulla combinazione di ideologia politica e violenza organizzata. Gli Stati Uniti parlano di un estremismo di sinistra strutturato in modo semiclandestino, capace di programmare attacchi mirati. Una valutazione che non implica un’emergenza europea, ma che accende un faro su una deriva ben definita e cioè l’idea che l’aggressione fisica sia un mezzo legittimo per intimidire l’avversario politico.

Guardando al resto d’Europa, emergono episodi diversi tra loro ma con un tratto comune. I fatti noti di Budapest – aggressioni contro militanti di destra e un procedimento giudiziario che ha coinvolto anche cittadini italiani – accusati di appartenere a un contesto distinto dalla Hammerbande. Tuttavia, il collegamento riguarda la matrice culturale: gruppi radicali, in nazioni diverse, che considerano la violenza uno strumento politico. Probabilmente non una rete unica, ma un metodo ricorrente.

Anche in Italia non risultano attività riconducibili alla Hammerbande. Il fenomeno sembra marginale anche nelle cronache. Ma alcune manifestazioni più radicali, come quelle degenerate negli scontri di Bologna, hanno mostrato una logica simile: non il confronto, ma lo scontro fisico con le forze dell’ordine. Episodi, all’apparenza singoli, che rispondono alla stessa logica: trasformare la protesta in intimidazione.

Il punto da notare è il salto di qualità. Dall’antifascismo militante, dove vi sono anche forme di aggregazione e partecipazione, si passa a una sottocultura ancora più radicale e estrema: non più le idee, ma il colpo. Il martello, il volto coperto, l’aggressione mirata. Un linguaggio della forza che pretende di sostituire la politica.

Su questo si apre anche una questione politica. La sinistra istituzionale, in Italia e in Europa, spesso fatica a prendere le distanze dalle frange più radicali. Talvolta prevale il silenzio, altre volte la cautela, come se l’estremismo di sinistra fosse un problema minore o comunque “diverso” da quello dell’estrema destra. In qualche modo giustificabile. Ma i fatti dimostrano che la violenza, quando entra in campo, non ha colori “accettabili”. Che si tratti della Hammerbande in Germania, degli episodi di Budapest o degli scontri italiani, il principio è lo stesso: la violenza che tenta di sostituire il confronto e sopraffare la democrazia.

Una democrazia matura non può permettersi doppi pesi e due misure. Se la violenza politica è inaccettabile da una parte, lo è anche dall’altra. Senza se e senza eccezioni. E senza giustificazioni ideologiche. Perché la coerenza democratica non è un optional da usare contro l’avversario: è un dovere che vale sempre. E per tutti.

AC, La Voce del Patriota 24 novembre 2025 (leggi la fonte)


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